LA BATTAGLIA DI BRUXELLES. 2011 Viaggio al centro della crisi
Dalle lettere della BCE a Roma e Madrid, alla guerra in Libia, al declino di Berlusconi, ai diktat di Angela Merkel, alla grandeur perduta di Nicolas Sarkozy. Il 2011 è stato davvero l'annus horribilis per l'Europa e per l'Italia. Una catena di avvenimenti straordinari e di incredibili errori, che ha fatto dilagare la crisi del debito, facendo sprofondare l'intera UE in una recessione senza fine, in ossequio all'ideologia tedesca del rigore.
A conclusione di un processo che in realtà parte da molto lontano, in pochi mesi la Germania è riuscita a trasformare la crisi in un potente volàno di stabilità interna e di crescita economica. Anche grazie al complice assenso della Francia, si è completato quel processo di «germanizzazione dell'Europa», che Thomas Mann paventava già nel lontano 1953.
Ancor più delle pur evidenti fragilità strutturali della moneta unica - spesso ingiustamente indicata come principale responsabile della recessione - a determinare il contagio è stata soprattutto la gestione egoistica e a tratti dilettantesca della crisi da parte del direttorio franco-tedesco. I ritmi degli interventi di sostegno ai paesi in difficoltà finirono per essere scanditi dagli appuntamenti elettorali in Germania e dalla spavalda difesa degli interessi finanziari delle banche francesi e tedesche. Nel giro di pochi mesi, infine, si ruppe quel patto di fiducia e di solidarietà faticosamente costruito in 60 anni di storia comune, e gli europei si dedicarono a disperdere tutte le loro energie, come nota efficacemente Tim Geithner nel suo Stress Test, in una feroce «lotta contro sé stessi».
Sul fronte italiano, la «Battaglia di Bruxelles» fu combattuta da un governo debole e diviso, il Berlusconi IV. Un esecutivo nello stesso tempo responsabile e in parte vittima del proprio destino, privo della credibilità interna e internazionale.
La crisi ha lasciato ferite ancora ben visibili nel corpo dell'Europa, determinando la nascita di nuove divisioni e il risorgere di antichi pregiudizi. Il libro è una lettura critica, documentata e originale di quei dodici mesi nei quali è venuta meno la fiducia fra culture e popoli europei e si è bruscamente interrotto un faticoso processo di integrazione. La sfida del presente è ricostruire quella fiducia, ridare un'anima al progetto comune, senza il quale nessun paese, da solo, potrà salvarsi.