Ad inizio 1500, quando sullo scacchiere d’Europa, i capitani di ventura combattevano continue guerre, quando il denaro era l’unico mezzo per conquistare il potere, perché si pagavano eserciti mercenari, Caterina d’Aragona, una principessa spagnola, di sangue reale, della potente dinastia dei Trastamara, arrivò in Inghilterra con un grande veliero e col suo nobile seguito spagnolo, per diventare regina di quella terra, per un contratto che era stato sottoscritto dal genitore Ferdinando d’Aragona con re Enrico VII Tudor, quando ella era ancora nella prima infanzia.

La sua sorte non fu felice e le delusioni furono tante per lei, allora l’autrice si immedesima in questo personaggio, racconta, vede, comprende il dolore di questa donna, così lontana ma così vicina a lei, essa ne coglie ogni moto dell’anima e con lei quasi si identifica e scrive la sua storia come se lei stessa avesse i suoi ricordi, la sua coscienza e le sue passioni e ricostruisce così tutta la sua storia introspettivamente e, alla fine, così nel libro prevale questa capacità di rivivere una vita che l’autrice sente di conoscere nei particolari, mentre presta alla protagonista  la sua coscienza perché ama questo personaggio che risplende per fede e per rettitudine e che ,anche nel tragico epilogo, affida il suo spirito nelle mani di Dio.