È una storia non sufficientemente esplorata e dunque poco conosciuta quella di Ferramonti di Tarsia, nel cosentino, che racconta di un campo di concentramento fascista menzionato dal “Jerusalem Post” nei termini di un “paradiso inaspettato” ma anche dallo storico Jonathan Steinberg dell’Università di Cambridge che lo definisce “il più grande kibbutz del continente europeo”.
Qui vigeva una realtà ecumenica, di dialogo e incontro, in cui si celebravano matrimoni e si poteva studiare. All’interno furono attrezzati una scuola, un asilo, un ambulatorio medico e, inoltre, si svilupparono varie attività artistiche, culturali e persino religiose. Un campo ben noto a papa Pio XII che in più occasioni venne informato su quanto accadeva a Ferramonti da padre Callisto Lopinot.